Studi Professionali

Studi professionali, in Italia è l’ora della tecnologia

Lo scorso anno è stato definito quello della maturità per gli investimenti realizzati dagli studi professionali italiani nei settori dell’Ict: da un lato, infatti, cresce del 2,5% la spesa globale in tecnologie di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro, toccando quota 1,142 milioni di euro, e dall’altro questi strumenti sono diventati una leva strategica per migliorare l’organizzazione e il posizionamento sul mercato degli studi professionali del Paese.

Gli studi professionali puntano sulla tecnologia

A fare il punto sulla situazione è una ricerca realizzata dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che ha rivelato come la spesa media in tecnologie informatiche si sia attestata nel corso del 2016 intorno ai 9 mila euro per studio, cifra che significa un’incidenza pari al 16% dei costi complessivi sostenuti. Un vero e proprio investimento, visto che oltre la metà degli studi che si è mossa in questa direzione giudica significativi i benefici ottenuti in questi anni: per la precisione, il 33% nota un miglioramento della produttività individuale e il 18% una migliore capacità di offrire servizi o ampliare la clientela.

Le scelte più diffuse

Percentuali significative, che rendono minoritaria la quota (pari al 35%) di quanti invece ritengono ancora modesti o indifferenti questi impatti. Dal punto di vista dettagliato, tra le tecnologie di maggiore interesse per il futuro si conquista il ruolo predominante il sito web, che rappresenta il desiderio degli studi di comunicare di più e meglio con la clientela servita e potenziale; per certi versi è invece sorprendente il successo del cloud computing, adottato dal 36% del totale per tutti o una parte dei processi lavorativi, mentre più comprensibile è il boom dei social network, il cui incremento è stato di 20 punti percentuali in un solo anno.

Lo smartphone? Serve soprattutto per telefonare

Sembrano invece ancora poco apprezzate le funzionalità di smartphone e tablet, che partecipano in maniera secondaria alla gestione dei processi lavorativi; dopo le chiamate, questi dispositivi mobile sono utilizzato soprattutto per gestire l’agenda (22% delle risposte), per leggere articoli di informazione (15%) e condividere documenti (12%), ma c’è anche una percentuale del 12% degli studi che confessa di impiegare lo smartphone solo per telefonate e lettura delle email.

La rincorsa della fattura elettronica

Guardando invece alle tecnologie che hanno conquistato la quotidianità, il primato va alla firma elettronica, presente nel 91% degli studi professionali, che supera le banche dati digitali (presenti in sette casi su dieci) e la fatturazione elettronica, che supera la soglia del 55% ed è data in grande risalita. Merito sia delle decisioni a livello nazionale, sia degli sviluppi tecnologici di questa risorsa, come nel caso di Danea EasyFatt, programma gestionale sempre più apprezzato che consente di semplificare le operazioni e di velocizzare i processi lavorativi. Fuori dal podio delle soluzioni innovative si posizionano i software per le videochiamate (scelte dal 40%) e le piattaforme e-learning (33%), mentre solo una minoranza conosce le tecnologie per il workflow, il CRM e le applicazioni di business intelligence.

Sguardo ottimistico al futuro

Per i professionisti, la tecnologia consente di ridurre i rischi e i costi legati alla propria attività, sia grazie al cloud computing che agli altri strumenti digitali; correlata a loro, poi, c’è la possibilità amplificare la portata del lavoro in mobilità, una prassi sempre più diffusa con cui si può gestire lo studio anche a distanza, in qualsiasi momento e luogo. Non a caso, tra le applicazioni ritenute più interessanti per l’immediato futuro sono citate la gestione elettronica documentale e conservazione digitale a norma, la firma grafometrica e la realizzazione di portali per la condivisione di documenti e attività.