VPN: la Cina decide di bandire il modo per evadere la censura

Dopo che le autorità cinesi hanno bloccato l’accesso a grandi siti, come per esempio Twitter, Facebook, Youtube e molti altri, per contrastare questo, molti residenti hanno iniziato ad utilizzare reti private virtuali (VPN). Da questa settimana questo potrebbe essere un crimine. L’utilizzo di VPN e connessioni speciali in Cina ora deve essere approvato dal governo, rendendo quindi questi servizi illegali. Il Ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica ha annunciato queste nuove norme, domenica, come dichiara il South China Morning Post. Questo avvenimento è stato definito un “clean up” delle connessioni ed entrerà in vigore immediatamente, fino al 31 marzo 2018.

VPN: ora illegali in Cina

VPN: ora illegali in Cina

Come sono viste queste VPN, dai funzionari e dagli altri Paesi?

Le VPN sono già soggette a controlli del governo cinese e spesso hanno delle “interferenze” con esso. SCMP dichiara che il più recente “giro di vite” su larga scala è accaduto nel marzo 2016, nel corso della riunione del Congresso Nazionale del Popolo a Pechino.

Come fa notare il Washington Post, le nuove normative sono volutamente vaghe. Non è chiaro se il governo implementerà o farà rispettare le regole, ma probabilmente i funzionari cinesi stanno già prendendo di mira le aziende che forniscono servizi VPN per i singoli cittadini.

La scorsa settimana, il leader cinese Ci Jinping, in netto contrasto con le nuove normative del Ministero, ha difeso i principi della globalizzazione tecnologica al Word Economic Forum di Davos, in Svizzera. Ha dichiarato che si devono raddoppiare gli sforzi per sviluppare la connettività globale per consentire a tutti i paesi di ottenere una crescita, essendo connessi tra loro. Inoltre dice che praticando il protezionismo è come chiudere se stessi in una stanza buia; si sarà protetti da acqua e vento, ma la luce e l’aria non potranno entrare.

La Cina non è l’unico paese che censura l’accesso ad Internet: le autorità di Egitto, Russia, Cuba, Bahrain, Turchia, Vietnam e altre nazioni interrompono i  collegamenti, in particolare durante i periodi di “lotta politica”. Nel mese di luglio, il Consiglio Dei Diritti Umani ha condannato l’interruzione sponsorizzata dallo stato dell’accesso ad internet ed ha confermato la privacy on-line come un aspetto essenziale della libertà di espressione.

 

Fonte