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Turchia, come aggirare le limitazioni ai social

Il tentativo di golpe in Turchia ha portato con se conseguenze anche sul lato del mondo virtuale. L’accesso a vari siti internet è stato bloccato per più di un’ora durante i movimenti, poi falliti, da parte dell’esercito di conquistare il potere. Ma, al di là del recente tentativo di colpo di stato, il governo della Turchia non è nuovo a questo tipo di limitazioni volte a rispondere ad eventi di natura politica che lo riguardano. Principalmente servizi come Facebook, Periscope e Twitter hanno risentito del blocco per via, sicuramente, delle loro funzionalità che permettono commenti e video in diretta.
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Traffico ridotto in Turchia del 50%

CloudFlare ha diramato dei dati che rivelano il rallentamento della rete nel Paese in questione. Difatti il CEO della società, Mattew Principe, ha twittato: ”Dai dati di CloudFlare, sembra ci sia un calo del 50% del traffico Internet proveniente dalla Turchia”. In passato aggirare la censura dei social è stato più semplice per i turchi, i quali hanno utilizzato servizi DNS come Google Pubblic DNS. Ma negli ultimi tempi le autorità hanno reso le censure molto più sofisticate, come nell’ultima della scorsa notte dove sarebbe stata limitata la velocità di banda. Per eludere questo tipo di intervento gli utenti dovrebbero utilizzare una VPN, ma in Turchia gran parte dei cittadini non hanno ancora a portata di mano questa tecnologia.

La libertà della rete resta comunque un diritto

Come è noto la Turchia non è l’unica nazione che nel suo curriculum vanta del taglio delle comunicazioni quando si trova di fronte ad eventi che ne sconvolgono la stabilità politica. Altri esempi sono Egitto ed Iran, anche loro censori di Internet in tempi delicati per i propri governanti o dittatori. Alcune società, come Access Now, per la difesa dei diritti digitali nel mondo, sostengono che i “cittadini turchi hanno diritto ad avere accesso alle informazioni, vista l’esplosione di tanta violenza, per poter contattare soprattutto i servizi di emergenza i quali dipendono da canali di comunicazione stabili”. Secondo un rappresentante della società “per proteggere i diritti umani, le autorità dovrebbero mantenere i social media e internet sempre accessibili”.

Alcune tecniche per aggirare i blocchi di internet durante le censure

Utilizzare Tor: The Onion Router (tor) è un servizio che fa rimbalzare il traffico dentro una rete di server anonimi difficili da monitorare. E’ gratuito e facile da usare, ma a causa dell’utilizzo di una rete di server, rende la navigazione lenta e non è adatto allo streaming o video live.
Utilizzare una VPN: il Virtual Private Network devia il traffico su server sparsi per il mondo. Ci sono diverse decine di fornitori di questo servizio, basta fare una ricerca in rete per trovare quello che più soddisfa le aspettative. Alcuni a pagamento sono ExpressVPN e TorGuard. Quelli gratuiti ad esempio VPNBook e Hotspot Shield.
Modificare i DNS: i blocchi possono agire a livello di Domain Name System perché molti ISP prevedono il collegamento di un domino di un sito ad un indirizzo IP. Quindi basterà sostituire il DNS di default con uno diverso, ad esempio il DNS pubblico di Google.
Messaggistica Peer-to-peer: Firechat potrebbe essere un’app utile nel caso siano stati bloccati Facebook Messenger o WhatsAPP. Firechat utilizza una rete peer-to-peer creata con altri telefoni, anziché utilizzare un server centrale, permettendo le comunicazioni anche quando vengono interrotti i servizi di telefonia mobile. Torna utile anche in caso di emergenza, come ad esempio un blackout elettrico.
Applicazioni succedanee: quando un’ applicazione risulta bloccata, non vuol dire che siano bloccate anche le app simili. Se non possono essere caricati video su Youtube, si può provare ad esempio la condivisione in Dropbox. Se Twitter è down, Tumblr potrebbe funzionare.
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