La prima osservazione ravvicinata di Plutone, compiuta nel 2015, ha suscitato un’enorme curiosità nella comunità scientifica.
Negli ultimi giorni dello scorso aprile, 35 scienziati hanno partecipato ad un incontro di sette ore a Houston. Tra i principali argomenti di discussione troviamo gli obbiettivi di una potenziale missione orbitale intorno a Plutone.
Una simile operazione contribuirebbe a consolidare le conoscenze riguardo al pianeta nano, ottenute dal volo della sonda New Horizons nel 2015.
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Secondo Alan Stern, leader della missione New Horizons e presente al meeting, questo nuovo incontro è stato molto simile alle riunioni degli ultimi anni del 1980. A quei tempi si discuteva infatti della prima missione verso Plutone.
Una missione dedicata a Plutone, sull’onda di Cassini
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Il volo della sonda New Horizons nei pressi di Plutone ha saputo mostrarci un mondo incredibilmente particolare. Seppur in seguito ad un’osservazione abbastanza fugace, è stato possibile riconoscere vaste piane di azoto ghiacciato, montagne di ghiaccio alte oltre 3 km ed altri tipi di superfici.
Come detto, la sonda non ha avuto il tempo necessario per osservare accuratamente la superficie del pianeta nano. Per questo gli scienziati ritengono che una missione orbitale attorno a Plutone fornirebbe importantissime informazioni.
L’obbiettivo è quello di spedire una sonda nel sistema orbitale del pianeta nano, in modo da poter sfruttare la sua maggiore luna, Caronte, come fionda gravitazionale. Per certi versi, questa strategia ricorda molto quella attuata da Cassini per esplorare il sistema di Saturno.
Ecco il piano per la missione
Grazie alle dichiarazioni di Stern, sappiamo che l’eventuale sonda diretta verso Plutone sfrutterà energia nucleare per generare elettricità. La distanza dal Sole sarebbe infatti troppo elevata per sfruttarne l’energia.
La missione potrebbe partire intorno al 2030, data simbolica visti i 100 anni passati dalla scoperta del pianeta stesso. Secondo i calcoli, la sonda dovrebbe raggiungere Plutone dopo un viaggio di 7-8 anni, per poi passarne 4-5 a studiare lui e le sue lune.
La realizzazione di tale missione non sarà di certo facile, – ha dichiarato Stern – il team dovrà infatti sviluppare il progetto in tempo per essere preso in considerazione al prossimo Planetary Science Decadal Survey, ovvero entro i primi anni del prossimo decennio.
Fonte: space.com
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