PalmID

PalmID ideato un nuovo metodo di autenticazione

Smartphone e Pc sono ormai un cardine della nostra intimità, tramite essi trattiamo dati personali anche molto importanti. In ragione di ciò i produttori recentemente hanno introdotto sui nuovi prodotti dei metodi per rendere queste informazioni meno soggette alla mercè di occhi indiscreti.

Tra i metodi di autenticazione, l’ultimo annunciato sembra essere basato sul riconoscimento del palmo della mano. Redrock Biometrics, con sede a San Francisco è l’azienda che lo ha ideato. Lenny Kontsevich, presidente di Redrock , ha dichiarato “Puoi pensare al palmo come un’impronta digitale molto grande”.

L’obiettivo è quello di utilizzare tale tecnologia per una moltitudine di servizi con autenticazione online o offline. In teoria è adottabile all’interno di qualsiasi dispositivo, che sia smartphone, bancomat, desktop e dispositivi AR / VR, muniti di una fotocamera.

PalmID dettagli

La R.B. sostiene che questa nuova procedura a differenza delle altre, non necessita di un hardware dedicato e non soffre delle possibili pecche del FaceID, o dello Scan dell’iride. Vediamone i dettagli.

Riguardo la prima affermazione, è vero che inserire delle componenti dedicate, riduce lo spazio all’interno del device. Con PalmID basteranno solo le fotocamere di cui il prodotto è munito. L’azienda sostiene che il PalmID può utilizzare immagini del palmo acquisite con qualsiasi cam che abbia una risoluzione di almeno 0,3 MP. L’autenticazione dell’utente avviene in meno di 100 millisecondi, da ponderare ovviamente in base alla potenza della CPU.

PalmID sempre secondo R.B. eviterebbe la possibilità che il sistema di autenticazione, venga bypassato “illudendo” lo scanner, con immagini ad alta risoluzione del volto del soggetto proprietario. Risulta alquanto ostico avere a propria disposizione immagini dei palmi altrui.

Il nuovo metodo sarebbe in grado di riconoscere senza alcun problema e in qualsiasi condizione l’elemento di sblocco. Non risultano d’intralcio, ne mani sporche ne eventuali cicatrici o condizioni di luce scarsa. Sicuramente un passo avanti considerato che gli scanner biometrici, inizialmente, soffrivano se soggetti a condizioni non ottimali durante l’autenticazione.

Potrebbe essere  una possibile alternativa, anche se forse non proprio comodissima, rispetto a quelle dei competitors.

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