Opel: lo studio dei motori elettrici dal 1968

Opel: lo studio dei motori elettrici dal 1968

Opel si impegna sempre più allo studio e al miglioramento della propulsione elettrica. Le ultime novità si chiamano Corsa-e e Grandland X Plug-in Hybrid ed entro la fine di quest’anno, vedranno la luce anche Opel Vivaro 100% elettrico e il successore elettrificato di Mokka X. Per le Opel Combo-e, Opel Zafira-e Life e il successore di Astra si dovrà aspettare il 2021.

Anche la restante gamma dei veicoli commerciali leggeri e per il trasporto di persone presenteranno almeno una variante elettrica entro il 2024. I primi studi sui motori elettrici risalgono al 1968 con la Kadett B Stir-Lec I, dotata di un dispositivo che consentiva di estendere l’autonomia del veicolo.

Opel: lo studio dei motori elettrici dal 1968

Opel Stir-Lec I

Opel: come funzionava il primo sistema di estensione dell’autonomia

Lo Stir-Lec, così si chiamava il dispositivo per estendere l’autonomia, era caratterizzato da 14 batterie al piombo acido costantemente ricaricare dal motore a combustione posizionato nella zona anteriore del veicolo. Nel 1971, arriva il record mondiale della velocità più alta mai raggiunta da un veicolo elettrico: l’auto si chiamava Opel Electro GT e toccava i 188 km/h e montava 2 motori elettrici che erogavano una potenza massima di 120 cv (88 kW).

La sola batteria pesava 590 kg e l’autonomia garantita era di 44 km ad una velocità costante di 100 km. Andiamo avanti nel tempo e arriviamo agli anni Novanta con la Opel Impuls I: un veicolo basato sulla Kadett che presentava un’autonomia di 88 km, ma la velocità massima raggiunta era di 100 km/h.

Della Impuls furono proposte altre due versioni: la II era basata sulla Astra Station Wagon, costituita da 32 batterie al piombo-acido che azionavano due motori asincroni trifase per un totale di circa 45 kW (61 cv). Successivamente arrivò la Impuls III. Dieci di esse furono collaudate sull’isola tedesca di Rügen, dove percorsero in totale più di 300.000 km. Cinque vetture montavano batterie al nickel-cadmio (45 kW/61 CV) e altre cinque utilizzavano batterie ad alta energia al sodio/cloruri di nickel (42 kW/57 CV). Tutte le Impuls III montavano un motore asincrono trifase.

Nel frattempo, però, Opel era alle prese anche con la Twin, nel 1992. Si trattava di un’auto con motore a benzina tre cilindri da 0,8 litri che erogava 34 CV ed era utile in autostrada, mentre l’unità elettrica con due motori da 10 kW/14 CV collocati sui mozzi delle ruote entrava in azione in ambiente urbano e sulle brevi distanze.

Oltre che alle vetture completamente elettriche, Opel decise anche di dare spazio agli inizi del 2000, anche all’idrogeno, come “combustibile” per creare energia elettrica. Nel 2000, infatti, Opel mise delle celle combustibili su una vettura chiamata Hydrogen1 che aveva la carrozzeria della Zafira. L’evoluzione arrivò fino alla HydroGen4 e la potenza, in un solo anno passò da 75 cv a circa 100 cv, con una potenza di picco che poteva raggiungere per poco tempo i 128 cv. La HydroGen 4 emetteva solo ed esclusivamente vapore acqueo. 

 

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